Sono passati oltre 100 anni dal 4 luglio 1904, quando in Toscana, a Larderello, vennero accese cinque lampadine grazie alla trasformazione in energia elettrica della forza del vapore prelevato dal sottosuolo.
Da allora la storia della geotermia è diventata un vanto dell’industria energetica italiana e un fiore all’occhiello per Enel Green Power, che attualmente gestisce 34 impianti geotermoelettrici in Val di Cecina e sull’Amiata (Toscana), con oltre 8700 utenze di teleriscaldamento, calore geotermico per 25 ettari di serre e una produzione elettrica di oltre 5 miliardi di kWh l’anno, pari al consumo medio di 2 milioni di famiglie italiane.
L’impianto di Larderello oggi è sicuro, ma i veleni causati da centinaia di chilometri di tubature foderate d’amianto sono ovunque. Si parla di 19 morti e di una lunga lista di ammalati di asbestosi, malattia polmonare cronica che deriva dall’inalazione di polveri o microfibre di asbesto (cioè amianto) che in alcuni casi è degenerata in mesotelioma pleurico, un tumore che si sviluppa attorno alle fibre di amianto nei polmoni.
Inoltre, secondo uno studio di Medicina Democratica ci sono 535 morti in più nell’area geotermica e nei comuni entro 50km rispetto alle attese, causate dall’inquinamento di una geotermia mirata al profitto, dove non tutti gli impianti sono dotati di sistemi anti inquinanti che limitino l’immissione di arsenico, boro, mercurio e altre sostanze nell’ambiente.
Fonti:
www.enelgreenpower.com
www.inail.it
www.medicinademocratica.org